BIOGRAFIA


Fatti ufficiali documentati.

Dallo Staff MMA ACADEMY
& Ufficio stampa A.I.K.K.

Capitolo Sesto

Emilio Bevilacqua resta uno dei primi maestri a manifestare disappunti verso formule o programmi tecnici "da business", con educazione, a volte con fermezza, con reazione ovvia e indispettita di certi individui del pianeta marziale.

In fede con il suo motto "sempre avanti e oltre", Emilio resta esemplare, non preoccupandosi delle critiche, porterà avanti il suo pensiero di artista marziale con grande autorevolezza. E dove per alcuni rappresentava un esempio, per altri, invece, cominciava a diventare un 'fastidio'. Le parole di Emilio Bevilacqua durante un'intervista: "un vero maestro deve indicare sempre la giusta strada con onestà verso lo studente, con esempi e spiegazioni, a volte con dimostrazioni pratiche, che, anche se possono sembrare eccessive, risultano sempre chiarificatrici. Un maestro si deve porre sempre al di sopra delle parti con la saggezza di un nonno con il nipotino, cercando la soluzione migliore ad ogni richiesta, ad ogni domanda, sempre e solo nell'interesse del ragazzo, in questo caso dello studente".

La AIKK guidata da Gabbani nel 1998 chiede a Emilio di essere 'testimonial' nella promozione del kenpo-karate, incarico che accetta volentieri.

Parte la campagna di diffusione del Kenpo su larga scala: uscite televisive, in radio, interviste su giornali, viene prodotta la videocassetta Kenpo Ed Parker vol.1, in cui il fuoriclasse mostra alcune applicazioni del suo metodo di kenpo, sequenze personali di tecniche che chiamerà le "RUOTE" ('daisharin').

Nota: Esistono, codificate dal Maestro Bevilacqua, tre gruppi di Ruote ('daisharin' di primo livello, secondo livello, e terzo livello), e cinque gruppi di sequenze per un totale di 90 tecniche che vedono combinazioni di braccia impegnative. La velocità d'esecuzione delle tecniche e la precisione sui bersagli sono la risposta ad ogni dubbio.

Il 1'febbraio 1998, con regolare certificato Iko nr.96524, gli viene riconosciuto il vecchio grado nel kyokushin dalla sede di Tokyo attraverso il maestro pugliese Antonio Cazzetta che contatterà Bevilacqua per cercare di assorbirlo tra i suoi affiliati. Antonio si reca a casa del fenomeno, allora in via IV novembre a Cassano Magnago.

Cazzetta chiese a Bevilacqua di organizzare eventi di kyokushin in regione Lombardia, a casa del campione gli vidima ogni attestato romika. Dopo lo stage organizzato da Emilio presso la ProPatria Judo di Busto Arsizio, il maestro Cazzetta farà richiesta a Tokyo per quel riconoscimento del grado, che gli viene spedito assieme alla cintura. La collaborazione Bevilacqua-Cazzetta si spegne subito dopo, quando, a causa di incomprensioni, Emilio decise di interrompere ogni contatto con la Iko, restando delle sue idee su metodi e organizzazioni.

Le sue parole: "Gli stili di lotta, i sistemi o i metodi, come le associazioni, i club, le federazioni di questi sport e di queste discipline, per quanto illustri e affidabili, non sono Legge divina, restano invenzioni dell'uomo; il che, partendo dal presupposto che l'uomo è egoista e in continuo cambiamento, spiega a grandi linee la valenza di ciascuna affiliazione. Non esiste un metodo migliore o peggiore, non esiste un organo federativo assoluto o migliore degli altri, non esiste il club dei club, ma tutto è sempre rigorosamente imputabile agli errori o ai meriti del singolo individuo, tutto perciò è relativo. Restare fedeli a una disciplina, uno stile, un’organizzazione o un metodo implica un’assolutezza che non esiste suo malgrado, tranne per il fatto di soggettive ma sempre sindacabili convinzioni del momento, mai per una reale assoluta verità, piuttosto, si resta fedeli per un clima di reciproco rispetto all'interno di un’organizzazione, per un clima di pensieri comuni, gli unici aspetti, insieme all'onore, che meritino la mia considerazione e la mia fedeltà. Se si professa un credo tecnico di un metodo inventato dall'uomo, questo dogma sarà per sua natura imperfetto, perché l’uomo è per sua natura imperfetto. L'uomo da sempre è in continua crescita ed evoluzione, in continuo cambiamento, un cambiamento che non risparmia nessun prodotto dell'uomo, come pure non risparmia un sistema o metodo, uno stile o una federazione. Esempio, la Iko per quanto rispettabile e autorevole, prevede training con lowkick di tibia alle articolazioni inferiori, non contemplati da tantissimi altri stili del karate (come il diffuso tradizionale shotokan), per questo viene apprezzata e temuta, tuttavia, la Iko prevede training sportivi con pugni portati al tronco, questo, a sua volta, per un maestro di pugilato non è concepibile. Una Iko che dal 1994, dopo la morte del suo fondatore Mas Oyama, si è dispersa e fratturata in Iko diverse con programmi distinti, è la prova tangibile che è tutto relativo, e che tutto è imputabile al singolo e non al gruppo. Si cerca con queste organizzazioni di dare un’impronta alle arti marziali ma sono impronte del singolo, dove tutto è relativo, si cerca, con questi metodi, di dare un’impronta alla difesa personale ma è tutto relativo, perché ad esempio sopravvivere ad uno armato di coltello è quasi impossibile. E di questo è prova l'evidenza di sistemi nati per questo tipo difesa, come il kali filippino, il silat indonesiano, il krav maga israeliano, che, pur validi nelle loro specifiche, non esprimono l'assolutezza del metodo, non garantiscono vittoria certa in circostanze reali. È tutto legato alle circostanze, alle abilità del singolo, all’addestramento svolto, alla forma mentis, e alla scarsa capacità dell’aggressore, pertanto, è sempre tutto relativo. Da questo si evince che, per quanto autorevoli e illustri, questi stili e sistemi trasmettono solo vantaggi ed espressioni diverse della lotta, perciò non esiste una sola unica verità, non esiste l'assolutezza di un metodo, di uno stile, di un sistema o di un'organizzazione. L'assolutezza non esiste. Inculcare l'assolutezza a vantaggio della propria disciplina e della propria organizzazione, e quindi del proprio ego, è sbagliatissimo".