LA TEORIA


Il pensiero di Emilio Bevilacqua (che risale al 1999)

La Teoria

Restando dell'idea che gli stili di lotta, i sistemi o i metodi, come le associazioni, i club, le federazioni di questi sport, per quanto illustri e affidabili, non sono Legge Divina, ma restano invenzioni e convenzioni dell'uomo, il che, partendo anche dal presupposto che l'uomo e' per natura imperfetto, egoista e in continuo cambiamento, si evince la teoria che:

"Non esiste un metodo migliore o peggiore, non esiste un organo federativo assoluto o migliore degli altri, non esiste il club dei club, ma tutto e' sempre rigorosamente relativo. E restare fedeli a una disciplina, uno stile, un organizzazione o un metodo implica un'assolutezza che non esiste, tranne per il fatto di soggettive ma sindacabili convinzioni del momento, e mai per una reale assoluta verita', piuttosto si resta fedeli per un clima di vero rispetto all'interno di un organizzazione, l'unico aspetto, insieme all'onore, che meriti la fedelta ad un sistema o ad un Gruppo. Se si professa un credo tecnico, invece, di un metodo sostenuto, inventato dall'uomo, questo dogma sara' per sua natura imperfetto. L'uomo da sempre e' in continua crescita ed evoluzione, in continuo cambiamento, un cambiamento che non risparmia nessun prodotto dell'uomo, come pure non risparmia un sistema o metodo, uno stile o una federazione. Esempio, la Iko per quanto rispettabile e autorevole, prevede training con lowkick di tibia alle articolazioni inferiori, non contemplati da tantissimi altri stili del karate (come il diffuso shotokan), tuttavia, la Iko prevede training con soli pugni portati al tronco, e questo, a sua volta, per un maestro di kenpo, come per un pugile, non puo' essere concepibile, tanto quanto non puo' esserlo vincolarsi, per esempio, a pugni diritti o a posizioni basse come avviene nel karate tradizionale, come non puo' esserlo pensare di difendersi realmente ed efficacemente da uno armato di coltello con i metodi tradizionali del ju-jitsu, del karate, del judo, del kenpo, etc. Si cerca con questi metodi, di sopravvivere ad uno armato di coltello, non si vincera' la battaglia, purtroppo. E di questo e' prova l'evidenza nei sistemi nati per questo tipo di realta', il silat, il krav maga, e che tuttavia non esprimono l'assolutezza definitiva di una vittoria in circostanze reali. Da questo si evince che, per quanto autorevoli e illustri, questi stili hanno realta' diverse, con vantaggi oggettivi diversi, in contesti diversi e con espressioni diverse, percio' non esiste una sola unica verita', non esiste l'assolutezza di un metodo, di uno stile. L'assolutezza non esiste, inculcarla a vantaggio della propria disciplina, della propria organizzazione, del proprio ego, e' sbagliato. Esempio, la Akks per quanto rispettabile e autorevole, prevede un programma di kenpo che non vede, o non vuole vedere, il genuino originale insegnamento di Ed Parker, l'evoluzione continua del metodo e del programma di self defence, come logico nello sviluppo di una societa in continuo cambiamento, e nonostante la tecnica autorevole del kenpo karate, nella difesa da coltello non accetta la vera autentica realta', e non impone un aggiornamento coscienzioso del programma di self defence. E potrei andare con gli esempi all'infinito. Nonostante sia indiscutibile l'autorevolezza di federazioni giapponesi, coreane, americane, russe, israeliane, etc, i sistemi o metodi, se concepiti ermetici o chiusi alla naturale crescita e sviluppo, restano, resteranno sempre sistemi o metodi poco affidabili nella realta' di un mondo in continuo cambiamento e per natura imperfetto."

Soke MHOF Emilio Bevilacqua