BIOGRAFIA


Fatti ufficiali documentati.

Dallo Staff MMA ACADEMY
& Ufficio stampa A.I.K.K.

Capitolo Primo

Emilio Bevilacqua inizia a praticare judo all'eta' di 6 anni, l'anno dopo il padre lo iscrive a karate, una delle discipline popolari del mondo marziale, il cui ideogramma significa "mano vuota", ossia senza armi. La sua adolescenza si basa sull’attività fisica e sulla ginnastica, specialmente nei tre mesi estivi trascorsi nella casa di campagna coi nonni materni a Torre Borraco vicino Manduria (TA). Corsa, salto in alto, esercizi di spada e bastone, ma anche profonde letture, tra fumetti e libri di arti marziali: il suo primo libro di karate, Karate contro un avversario di Augusto Basile (1965), lo accompagnerà durante il primo percorso. Suo padre, il prof. Emidio (07/02/1930-20/09/2008), non riuscirà a trovare una scuola di wado-ryu (via della pace), lo stile praticato dal maestro Basile, perciò, il piccolo dovrà accontentarsi di fare l'unico metodo di karate sito in Taranto, lo shotokan (casa dell'onda dei pini), uno stile tradizionale valido nei fondamentali ma forse noioso a causa di tecniche lineari, posizioni basse e poco dinamiche. Tuttavia, stile formativo.

Il dojo di origine del piccolo Emilio fu quello storico di via Brindisi a Taranto (Jujitsu Karate club), il suo primo insegnante, Cosimo Schiavone. Le giornate saranno ricche di esercizi, allenamenti in palestra e in casa, per Emilio un continuo provare e riprovare, kihon (fondamentali) e kata (forme). Si avverte subito una predisposizione naturale, unita a una grande passione. Nel corso di uno stage a Trani, all’età di 12 anni, il ragazzino viene notato da colui che pare sia il pioniere del karate shotokan in Italia, il maestro Hiroshi Shirai. In quell'occasione Emilio riceve la sua prima cintura nera dopo l'esecuzione di un kata ('bassai-dai'), riceve i complimenti del maestro, ma la sua seconda passione resta il ju-jitsu che coltiva in parallelo al karate sin dal 1977. Emilio studia come riesce il ju-jitsu nello stesso dojo di via Brindisi con un gruppo tarantino della vecchia Fikteda - federazione italiana karate taekwondo e discipline associate - purtroppo, l'unica scelta di ju-jitsu ai tempi esistente a Taranto è il metodo Bianchi. All’epoca e al sud non c'erano tante scuole, la scelta risultava molto ridotta.

Il ju-jitsu (ju=cedevole, jitsu o meglio jutsu=arte), la "dolce arte", è una disciplina giapponese antica che concentra la sua attenzione su leve, proiezioni e chiavi articolari, esalta il concetto di agilità e flessibilità articolare. L'arte agile è il precursore di origine del judo, "via morbida" (do=via spirituale), disciplina che guarda la lotta con visione completamente sportiva, quindi, con 'regole', troppe regole come spiega l'attuale Bevilacqua: "uno sport educativo, uno sport che ha avuto la fortuna di diventare olimpico grazie agli sforzi di un leader del passato, il maestro Jigoro Kano, un'eccellenza per i suoi insegnamenti; ma resta una disciplina che ritengo superata, come tante altre del resto, a causa di nuove realtà che offrono una visione certamente più completa ed efficace".

Dopo breve tempo, il piccolo Emilio inizia a manifestare un’agilità fuori dal comune, il 22 maggio 1981 supera con giudizio eccellente l'esame di cintura nera ju-jitsu 'settore c', proseguirà fino all'esame di 2'dan, che verrà superato il 4 marzo 1984.

L'anno successivo ci sarà lo scioglimento della Fikteda. Le conseguenze di queste rotture e scissioni di organizzazioni e club, per Emilio saranno l'inizio di una sua personale delusione in merito a un terreno politicamente incerto e poco affidabile. A questa delusione, si aggiungerà la personale esperienza nel karate tradizionale che poco lo convinceva a causa di tecniche povere di contenuto e movimento. Il movimento come Lui lo intendeva, era un modo di vivere l'arte marziale, in linea con quanto diceva, e cioè "il movimento è alla base di tutto, il movimento è l’unico vero trasportatore della tecnica".

Agli inizi degli anni '80, insieme a karate e ju-jitsu, Emilio decide di frequentare l'unica palestra di boxe presente in città con la guida dello zio Peppino Curci, ex-pugile. La giovane promessa del karate si divertirà nella palestra di boxe giocando con esercizi alla corda e giochi di gambe, mostrando un'energia quasi inesauribile. La passione per la lotta e per le arti marziali diventa predominante, nei momenti di libertà, invece di giocare a pallone come la maggior parte dei suoi coetanei, studia nuovi movimenti con grande attitudine. Il piccolo campione tira pugni e calcia altissimo, si diverte col nunchaku (bastone snodato), e con il tanbo (bastone corto), facendo girare i legni come un esperto, facendo restare allibiti, familiari e amici. L'uno-due di boxe tirato al sacco è preciso, oi-tsuki, gyaku-tsuki e mae-geri eseguiti con scioltezza, mawashi-geri alti e improvvisi, si allena prendendo spunto dalle indicazioni del suo libro preferito, si allena al makiwara costruito in modo artigianale da nonno Emilio, che diventa il suo primo vero fan e il suo primo vero sponsor.

Emilio, qualunque attività marziale si presti a fare, scopre di riuscirvi perfettamente senza eccessivo impegno, senza la necessità di esercizi mirati, mostrando un talento ineccepibile: quello che vede riesce a ripetere, ogni movimento, ogni gesto, ogni tecnica gli viene facile, migliorandone contenuto ed esecuzione. All'età di 15 anni sbalordisce il club di karate vincendo gli italiani juniores e l'anno seguente gli europei juniores, da quel punto in poi, sarà protagonista di una scalata incredibile, un iter di successi che sbalordisce tuttora anche le nuove generazioni.

Nel corso degli anni Bevilacqua diventerà un personaggio incredibile, e si circonderà di ammiratori sparsi in tutto il mondo, Stati Uniti, Irlanda, Olanda, Giappone, Australia, Filippine, e anche, come accade per quelli come Lui, si troverà a dover affrontare critiche, commenti e falsità di invasati senza nome e senza gloria che disturberanno la sua serenità, e quella della sua famiglia. Le minacce addirittura ai suoi figli, porteranno Bevilacqua a sporgere denuncia alle autorità il 7 febbraio 2007. Situazioni spiacevoli anche se usuali per personaggi come Lui, soprattutto nel nostro paese, un paese abituato alla voglia di protagonismo, a mitomani che difendono orticelli e piccoli castelli di sabbia.