BIOGRAFIA


Fatti ufficiali documentati.

Dallo Staff MMA ACADEMY
& Ufficio stampa A.I.K.K.

Capitolo Quinto

Il Soke italiano, presso la ProPatria Judo di Busto Arsizio, come si è detto, aprirà con Dal Bon il neo-metodo (kenpo-jujitsu), la segreteria regionale AIJJ gli riconosce il grado di 4'dan ricevuto a Kobe. Scoppierà il boom del kenpo abbinato al ju-jitsu, Bevilacqua e il suo ex-assistente saranno protagonisti di una sorta di "kenpomania". La palestra sarà sempre frequentata da studenti provenienti da ogni parte d’Italia. Emilio inizia a farsi vedere su giornali e riviste di settore, uscira' su 'Samurai' di Spartaco Bertoletti in occasione dello stage inter-disciplinare con Angelo Sansonetti, Roberto Alpi e Massimo Crosetto. Uno stage dove Emilio metterà in mostra le sue straordinarie abilità con le tecniche di braccia, lasciando tutti sbalorditi, compresi gli stessi maestri ospiti, il figlio del pioniere del ju-jitsu italiano Rinaldo Orlandi, e un referente della prima associazione di kali in Italia, Akea.

Nel 1996, il neo-metodo prende piede: stage e seminari riempiono le domeniche del club di Busto Arsizio. Bevilacqua uscirà in modo metodico sulla rivista di Giuseppe Bordini, 'Bruce Lee Kung-fu Magazine', su questa rivista, in veste di pioniere del Kenpo in Italia, Emilio organizzerà il primo quaderno tecnico di kenpo-karate, evento con cadenza mensile che riscuoterà consensi. Bevilacqua inizia a diffondere l'arte del Kenpo anche attraverso uscite televisive, diventando uno dei protagonisti del Martial Arts Show su Antenna3, il programma di arti marziali condotto dallo speaker di Oktagon Carlo Di Blasi. In occasione delle puntate al Martial Arts Show, Emilio stringe amicizia con alcuni insegnanti di shorinji-kenpo, kick boxing, jeet-kune-do, tra cui Mike Faraone (Jkd), Chantal Menard (kick), e altri personaggi. Nella sua terza puntata, Emilio sbalordisce tutti con l'esibizione di self-defence contro quattro avversari, il presidente della società di judo, Claudio Zanesco, commenterà molto positivamente le sue performance.

Nell'estate del 1997, il Maestro Bevilacqua viene contattato da Edward Downey, il capo della sede europea A.k.k.s. - American Kenpo Karate Systems, fondata dall'allievo privato di Ed Parker e noto attore del film "Arma perfetta", Jeff Speakman (Silver Life Acheivement, MHOF 2009). La sede americana Akks confermera' a Emilio il grado di senior instructor con regolare attestato (esposto tra i suoi trofei), gli riconosce il ruolo di direttore per l'Italia del metodo Parker, nonché' docente di ju-jitsu agli International kenpo camp con cadenza annuale.

In occasione del primo seminario a Dublino, con i maestri Alan Norris, Paul Dye, Lee Weedlake, il fuoriclasse Bevilacqua oltre ad affascinare i presenti con il kenpo abbinato al ju-jitsu, propone tecniche di escrima a studenti inglesi e istruttori irlandesi di kali. Allo stage ci sono un paio di studenti di Dan Inosanto che resteranno sbigottiti dalle tecniche dell'italiano. Le sue tecniche di escrima, i movimenti di sunawali (double-stick) sono così veloci e indecifrabili, che nessuno dei presenti riesce a ripeterli. L'incarico di 'Akks director for Italy' viene coperto da Bevilacqua per due anni (1997/98), esattamente fino al momento dello scontro con Downey, il quale pare vedere in Bevilacqua una sorta di “mosca bianca”, un pericolo per il programma standard di kenpo dell’associazione. Downey vede il kenpo "con paraocchi", sebbene responsabile della sorte di uno stile non segue "alla lettera" gli insegnamenti del suo fondatore (Ed Parker), dimostrando di essere obsoleto negli schemi e nel self-defence. Gli insegnamenti di Parker, lo si evince chiaramente dai manoscritti e dai libri, invitano alla crescita, all'evoluzione del kenpo, all'evoluzione dell'Arte con rispetto per i suoi principi e con rispetto verso la creatività.

Pochi conoscono la vera storia sui motivi della rottura di Bevilacqua e Downey: eclatante, nell'ambiente del kenpo mondiale fu lo scontro 'di idee' tra il direttore italiano e il responsabile europeo irlandese.

Nel 1997, ai tempi degli europei di kenpo-karate a Dublino, la stima di Downey per il fuoriclasse italiano era evidente, lo aveva contattato egli stesso in fondo. Alle competizioni Emilio svolse incarichi di giudice di gara per weapon forms, in veste di allenatore accompagnò la squadra italiana sul podio sia nel freestyle che nelle forme con le armi, infine, nella gara di self-defence, il suo studente di punta Stefano Donati (oggi senior instructor di kenpo, sensei di kyokushin e presidente nazionale AIKK) conquisterà il secondo posto contro i “raccomandati” americani.

Il team italiano viene soprannominato "italian killer", perché' gli atleti di Bevilacqua nel freestyle ci vanno pesanti. Allo stage di ju-jitsu, presso il Trinity College a Dublino, la classe di Emilio fa il pienone di iscrizioni. Un successo che influisce sul morale degli altri docenti.

Al palazzetto di Dublino, Bevilacqua si mette in evidenza con un singolare irripetibile kata a ritmo di musica, dove karate e kenpo si mixano con passi di danza alla Michael Jackson, lasciando, agli occhi di tutti, la visione unica di un talento unico, un atleta, un maestro geniale capace di combattimenti al limite ma anche di cose non comuni. Questo resta un dato di fatto. La genialità di Emilio, un dono che per alcuni maestri diventerà insopportabile.

L'esibizione di Emilio al suo rientro in patria gli vale un premio, la world cup di kata musicale. Lo stesso Edward Downey, in visita per uno stage di kenpo a Busto Arsizio, si dimostra entusiasta del risultato, viene immortalato a casa di Emilio mentre brandisce il trofeo in cristallo dorato. Una storica performance quella di Bevilacqua, come scrissero 'Irish-fighter', 'Kung-Fu Magazine', e altre riviste illustri, una performance che oggi rappresenta uno dei 'tributi' a Michael Jackson (vedi YouTube).

L'anno seguente però, all'evento International kenpo camp svoltosi nelle isole Jersey, si apre quella breccia di rottura con Downey e Akks. Emilio, con il suo esclusivo ju-jitsu, aveva ricevuto più consensi delle classi di american kenpo tenute da Downey e Sepulveda, un risultato che già si scontrava con l'orgoglio personale dei due maestri.

L'obsoleto atteggiamento dell'irlandese induce Emilio alla rottura: chiedere una dottrina forzata del programma di american kenpo nelle classi italiane di kenpo, non fece altro che inasprire le volontà. Downey intendeva indottrinare i direttori verso argomenti ormai superati, applicazioni incerte e nozioni poco convincenti. Quel giorno, Emilio preferirà andare a giocare a pallone con Gabbani, Donati e la sua squadra agonisti, piuttosto che stare a seguire i seminari dei professori Sepulveda & Co.

Un atteggiamento che Jeff Speakman cercò di comprendere in fase di riunione, ma che Edward Downey non riuscì a digerire, per quanto poi sostenesse (contrariamente alla realtà) che fosse Speakman ad essere risentito dell’assenza di Emilio alla sua classe istruttori. Durante la riunione, John Sepulveda fece notare a Emilio che avrebbero gradito una partecipazione ai seminari da parte dei suoi ragazzi, per Bevilacqua cosa giustissima se gli argomenti fossero stati interessanti o costruttivi. Il tecnico italiano, con rispetto, fece presente che i suoi ragazzi si erano astenuti per motivi di carattere personale, e che non poteva obbligare qualcuno a seguire corsi che davano loro perplessità su metodi e posture poco affidabili. La risposta di Emilio non fece altro che incrinare i rapporti in essere. Secondo la valutazione attenta di Bevilacqua, il programma Akks, specialmente nei corsi di 'difesa da coltello', contemplava tecniche insicure. Emilio quel giorno si rivolgerà ai direttori, spiegando la sua linea di pensiero: "con movimenti impossibili si espone lo studente a seri pericoli, il kenpo dovrebbe sostenere un metodo di self defence continuamente aggiornato secondo lo spirito di Ed Parker".

Si pronunciò come sempre disponibile a dare dimostrazione pratica, di persona, in qualunque momento, sull’inutilità di certe applicazioni allora proposte. Si può solo immaginare l'umore di Edward Downey dopo l'arringa dell'italiano, tradotta mirabilmente da Stefano Donati.

L'animo umano, quando viene ferito pubblicamente, può manifestare comportamenti anche molto scorretti. Così accadrà alle spalle dell’italiano, che per sua indole aveva già abbandonato nello spirito quel gruppo.

Ma questo sarà solo il primo di tante altre situazioni, in cui Emilio manifesterà perplessità, sempre con garbo, ma con sicurezza invidiabile, su idee, disposizioni, programmi poco chiari, guardando il tutto in termini di risultato e di difesa personale, una materia in cui l'esperienza di un istruttore militare resta probabilmente indiscussa. Per chi conosce Emilio personalmente, per chi conosce la sua personalità, come il suo incredibile talento nelle arti marziali, sa bene che Emilio, sebbene sia umile, è in grado di essere deciso e forte nelle sue idee, egli non ostenta mai nulla, tranne quando avverte quella mancanza di rispetto che tra persone civili è fondamentale, oppure quando si rende conto che si trasmettono informazioni errate allo studente.

Le sue parole: "molti sono purtroppo i professori e gran maestri che pavoneggiano nei salotti delle arti marziali, vendendo come arte eccelsa metodi o sistemi di Lotta oggettivamente poco efficaci".