BIOGRAFIA


Fatti ufficiali documentati.

Dallo Staff MMA ACADEMY
& Ufficio stampa A.I.K.K.

Capitolo Terzo

Nel 1987 Emilio vincerà tutto quello che c’è da vincere nel 'circuito Hidetaka', in quel contesto avrà modo di conoscere il suo mito da ragazzino, il famoso karateka e attore Chuck Norris, il quale viene dal tang-soo-do, stile coreano che predilige calci alti. In Italia, c’è spesso usanza di fare pettegolezzo su tutto e tutti, specialmente quando si tratta di persone in vista o visibili o particolarmente note, un aspetto al quale non sfugge nessuno. Vittime, chi più chi meno, di storie, dicerie, pettegolezzi. E così anche su Bevilacqua, che con i suoi traguardi e talento iniziava a fare ombra a tutti. Una condizione che crea problemi, specialmente in Italia, dove vige una brutta malattia, quella che c’è chi definisce "l'invidia dei falliti". Emilio Bevilacqua, come tanti altri del suo calibro, è stato vittima di dicerie, pettegolezzi, malelingue, falsità, ingiurie, di cui egli stesso non conosce le fonti, motivo per cui ci sono denunce e querele. Si racconta di prestazioni mai avvenute, di gare o match mai disputati, di allenamenti con maestri sconosciuti, di riconoscimenti boicottati, informazioni parziali, notizie fasulle propagandate da qualche mitomane, o da qualche suo avversario codardo.

Come nel caso del match che avrebbe disputato contro Bill Wallace, un personaggio che Emilio ha conosciuto solo in seguito al suo Platinum Award del 2018 a Zurigo, quando alla Hall Of Honor gli è stato presentato dal branch chief Switzerland Hanshi Herbert Forster.

Nota: Entrambi i personaggi, Bevilacqua e Wallace, sono stati annoverati nella Masters Hall Of Fame USA inductee List, che riporta i campioni e maestri celebri, autorevoli o eccellenti delle Arti Marziali. Emilio Bevilacqua è entrato nella Masters Hall Of Fame USA nel 2010 con il Silver Life Acheivement (come Jeff Speakman nel 2009), mentre Bill Wallace nel 2008 ricevette il Platinum Life Acheivement alla carriera.

IL PRIMO CONTATTO DI BEVILACQUA CON L'ARTE DEL KENPO AVVIENE NEL 1985.

A Roma, all'esibizione di kenpo giapponese del GM Fumio Nagae, i presenti allo stage restarono sconcertati dalla velocità esplosiva di una disciplina marziale così poco conosciuta, ma così tanto carismatica, portata alla luce da un maestro minuto di sessantotto anni. Da quel preciso momento, Emilio matura l'idea di dedicarsi al Kenpo, che studia in parallelo al kyokushin. Nagae diventerà la sua guida spirituale, il maestro a cui Emilio riconosce quel salto di qualità nelle arti marziali giapponesi, protagoniste di quella percezione del movimento che intendeva da sempre. Emilio segue il Gran Maestro in tutti i modi possibili, diventando suo assistente in esibizioni e seminari.

Una posizione privilegiata che gli permette di conoscere altri sensei, trascorrere un periodo in Giappone, stringere contatti con il campione di Osaka, Hideo Sato.

Per un certo periodo, Sato sarà il maestro di Bevilacqua nello stile chiamato Jutai ryu ju-jutsu, disciplina considerata dagli esperti l'arte di base del 'tai-jutsu'. La scuola Jutai è meticolosa, difficile, antica, oltre 1200 tecniche per il conseguimento della cintura nera, il suo simbolo è un triangolo col vertice verso il basso, al suo interno il disegno di un kusari (catena) che forma un cerchio e racchiude un piccolo triangolo col vertice alto. I vertici del piccolo triangolo rappresentano le correnti di kyoto, aiki-ryu, satoru, riassumono i requisiti di base della lotta corpo a corpo: agilità, equilibrio, strategia. La catena simboleggia i confini del Jutai.

Emilio con Sato studia leve, chiavi articolari, immobilizzazioni, punti di pressione, angoli di movimento, tecniche di strangolamento, strategie di lotta a terra, cioè uso della spalla, delle anche, dell'arco del piede, della tibia e del ginocchio.

L'argomento più interessante, per Emilio, resta quello dei punti di pressione uniti alla strategia, al concetto di aperture e fughe, come e dove far pressione, come e dove colpire durante la lotta a terra. Questa consapevolezza lo aiuterà a perfezionare quel suo modo di vedere il ju-jitsu, con occhi sempre più analitici. Bevilacqua resterà fedele al suo modo di vedere un ju-jitsu completo, anche dopo la sua breve esperienza nel brazilian jiu-jitsu a Rio de Janeiro nel 1995.

Nel 1988, dopo la forte delusione del mancato riconoscimento olimpico del karate a Seoul, Bevilacqua parte per il Giappone a studiare kenpo antico, fermandosi a Kakegawa, Shikoku, spostandosi in provincia di Iga, dove resta per settimane ad approfondire gli studi. Nell'Honbu Dojo studia kenjutsu (arte della spada), la guida in questo percorso è un amico d'infanzia di Nagae, il maestro d'armi M. Hanto Kosugi, un personaggio ambiguo, infallibile con la spada.

Emilio avrà modo di esplorare discipline singolari, quali kuji-jutsu, koppokai, forme di controllo e gestione delle energie vitali attraverso posture distinte. Con shihan Kosugi perfeziona le traiettorie, i fendenti di spada giapponese e le sue specifiche. Durante la formazione avrà modo di vedere il reale utilizzo della spada, esercizi propedeutici con boken, forme di katana, wakizashi, shikomi-zue e shikomi-ken, e il particolare Koto ryu di Sandayu.

Questa esperienza in terra giapponese sarà decisiva per il campione: incontra i monaci che praticano kuntao (kenpo cinese), con uno di essi, il monaco Chang, studia un paio di forme di tang-lang e 36 esercizi di wing-chun sull'uomo di legno, mirati a sviluppare flessibilità nelle braccia. Al suo ritorno dal Giappone raccoglie vittorie in gara, europei e internazionali, sino ad arrivare alla sua prima (unica) tappa mondiale di karate tradizionale, i mondiali seniores a Monaco nel 1989. Conquista il titolo con 18 ippon, una medaglia d'oro in uno sport, purtroppo, poco fortunato in Italia. Del resto con tutte le federazioni e associazioni di karate tradizionale presenti nel paese, dallo shotokan al goju, dal wado allo shito ryu ecc, il caos resta sempre all'ordine del giorno: associazioni diverse che, durante l'arco di un solo unico anno, sfornano dozzine di campioni italiani, europei e del mondo di una sola disciplina. Un caos ad oggi ancor più presente e drammatico. La risonanza dei suoi risultati nel kumite, gli permettono vantaggi e privilegi nelle sedute di allenamento, e dall'organizzazione ottiene il 3'dan kyokushinkai per 'meriti sportivi'.

Nota: La I.k.o. - International Kyokushinkai Organization di Tokyo vidimera' il grado solo a distanza di alcuni anni, quando, nel 1998 riceve la visita del maestro pugliese Antonio Cazzetta, curioso di conoscere la scuola di Busto Arsizio del famoso Bevilacqua. Ma è un’altra storia.